“Elia Antonio Liut: due ali per due bandiere ” a cura di Barbara Rocchi.
Il mese di maggio del 2022 segna due importanti anniversari nella storia dell’Ecuador. Il 24 maggio 1822 le forze dell’Ecuador al comando del Mariscal Antonio José de Sucre, a cui si erano unite parte delle truppe di Simón Bolívar, sconfiggevano la Spagna nella battaglia di Pichincha, conquistando l’indipendenza di cui ricorre il bicentenario. È una data cara al cuore del popolo dell’Ecuador che la celebra come festa nazionale, ricordando il motto della propria bandiera “Dio, Patria e Libertà”.
Ma c’e anche un’altra data da ricordare: il 12 maggio 1952 si spegneva a Quito Elia Antonio Liut, italiano nato in Friuli a Fiume Veneto, pioniere mondiale del volo conosciuto e amato in Italia e, soprattutto, in Ecuador, paese di cui ricevette la cittadinanza. Ricorrono quest’anno 70 anni dalla morte dell’uomo che, forse più di ogni altro, ha contribuito a unire i nostri due paesi – Italia ed Ecuador – e attraverso il suo ricordo la Società Italiana Aviazione Civile vuol rendere omaggio alla vostra indipendenza. Le ali di Liut furono ali di pace: un fatto da tenere ben presente in momenti assai gravi e particolari, che vedono, invece, tornare per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale ali di guerra sull’Europa orientale, a causa del conflitto tra Russia e Ucraina.
Elia Antonio Liut era nato il 6 marzo 1894 a Fiume Veneto (Friuli) e nel 1904 aveva raggiunto il padre in Argentina, imparando il mestiere di elettricista. Tornato in Italia nel 1911 nella sua cittadina, fu assunto dalla Società Elettrica Pordenonese. Nel maggio del 1915, all’entrata in guerra dell’Italia, Liut è nel IV Reggimento Bersaglieri; ben presto, però, fa domanda per entrare in aviazione. Consegue così il brevetto di pilota militare nel gennaio del 1916 al campo di San Giusto a Pisa, volando su un aereo Blériot XI. Promosso Caporale per la sua abilità, a maggio del 1916 è assegnato alla 75ª squadriglia, che aveva la difesa aerea di Verona e Brescia. La sua abilità in servizio gli portò la promozione a Sergente e numerose furono le sue missioni di ricognizione aerea e di combattimento nei cieli del Trentino e del Carso. Tra l’inverno del 1917 e la primavera del 1918 abbatté diversi Draken austriaci sulla linea del Piave, come quello di Rustigné, presso Oderzo, in collaborazione con il Tenente Giannino Ancillotto. Poi, da maggio 1918, promosso per queste azioni Sergente Maggiore, passò alla 77ª, dove conobbe Ferruccio Guicciardi. Liut, Ancillotto e Guicciardi: i fili dei loro destini torneranno ad intrecciarsi in Sud America. Liut conclude la guerra con il grado di Sergente Maggiore e la Croce di Guerra al Valor Militare.
La fine del primo conflitto mondiale fu per molti piloti dei paesi europei, sia vincitori sia vinti, un momento interlocutorio riguardo al loro futuro. Questi uomini – tutti dei valorosi – erano davvero diventati aquile e il cielo era diventato il loro elemento. Era difficile tornare alla vita civile e poggiare di nuovo i piedi pesantemente sulla terra, dove gravi problemi economici e sociali dovevano essere affrontati con urgenza, compreso quello del lavoro.
Così un filo sottile unisce il percorso di vita di questi piloti nei primi anni Venti del Novecento: si esibiscono in voli ed evoluzioni acrobatiche, organizzati per propagandare la nascente aviazione, suscitando entusiasmo nelle folle. È questo il caso di Ernst Udet¹, asso pluridecorato dell’aviazione tedesca, che aveva fatto parte della squadriglia del Barone Rosso, e di piloti italiani come Elia Antonio Liut. Al termine del conflitto, Liut restò nel mondo dell’aviazione: il governo italiano gli regalò un aereo, un Macchi Hanriot HD.1, perché gli aerei militari, poco adatti per impieghi pacifici e commerciali, venivano venduti a prezzi assai bassi, o anche regalati a piloti, come in questo caso. Egli prese parte a manifestazioni e spettacoli di carattere aeronautico, venne notato dall’ingegner Alessandro Marchetti, un nome che diventerà una leggenda tra i progettisti dell’aeronautica italiana, e venne assunto come collaudatore.
In tale veste, nel dicembre 1919 conquistò il record mondiale di velocità, raggiungendo 274 km/h nei pressi di Pisa, a bordo di un velivolo Vickers-Terni MTV, un biplano monoposto di costruzione metallica, equipaggiato con motore da 200 hp, progettato dallo stesso ingegner Marchetti. Tale record, purtroppo, non fu omologato per l’assenza sul posto di cronometristi ufficiali della FAI. Liut prese in seguito lezioni di acrobazia aerea dal Capitano Natale Palli, eroico pilota della 87ª Squadriglia, che aveva guidato l’aereo di D’Annunzio nel volo su Vienna del 9 agosto 1918; divenuto istruttore di volo, arriva ora al suo appuntamento con il destino. L’appuntamento è legato a una data, a un luogo, ad una persona.
Marzo 1920: aeroporto di Centocelle, Roma, al termine di una sua esibizione aerea il Console dell’Ecuador, Miguel Valverde Letamendi, colpito, e si può dire rapito dalla magia delle manovre di Liut, lo contatta e lo invita a trasferirsi nel suo paese. L’Ecuador non ha ancora un’aviazione, né civile né militare: ha bisogno di uomini con entusiasmo, audacia ed esperienza, che ne gettino le basi. Il Console ha visto in Liut uno di questi uomini.
Le occasioni è il titolo della raccolta forse più importante di Eugenio Montale: il poeta allude a incontri o eventi che potrebbero, forse, cambiare il corso della nostra esistenza. Per Liut l’incontro con il Console dell’Ecuador è l’occasione della sua vita in senso montaliano: decide di partire verso nuovi cieli e nuove terre, così nel maggio 1920 arriva in Ecuador. Egli arriva a Guayaquil, la “Perla del Pacifico”, città che nei secoli passati era stata teatro di scorrerie di pirati inglesi e francesi, ora porto più importante del paese.
Il primo contratto che concluderà sarà con privati: infatti, proprio a Guayaquil entra in contatto con José Abel Castillo, amministratore del quotidiano locale El Telégrafo, e con Bettino Berrini, un industriale italiano innamorato del volo, socio del giornale e della banca La Previsora. Il 23 giugno 1920 Liut, Castillo e Berrini firmano un contratto con cui il giornale acquista l’aereo Macchi Hanriot HD.1 di Liut, con cui egli si esibiva accollandosi tutte le spese necessarie ai voli.
Il 26 luglio Liut arriva a Guayaquil con Giovanni Ancillotto e Ferruccio Guicciardi; con loro c’è anche il meccanico Giovanni Fedeli. Ecco che in Ecuador le vite dei tre piloti italiani tornano ad intrecciarsi e quasi per un disegno del destino. Giovanni Ancillotto nel maggio 1921 stabilirà a Cerro de Pasco in Perù il record per l’atterraggio alla quota più alta², mentre Liut e Guicciardi saranno i primi trasvolatori della cordigliera andina in Ecuador, proprio nel 1922.
Il biplano Macchi Hanriot HD.1 viene rimontato sotto la direzione dei piloti italiani: l’aereo viene battezzato con il nome di Telegrafo I in onore dello sponsor principale. L’8 agosto 1920 alla presenza di Castillo e del capo delle forze militari della zona, del Console italiano a Guayaquil e dei rappresentanti della comunità italiana del luogo, alle ore 16:45 Liut decolla a bordo del biplano arrivando a quota 1 800 metri ed effettua manovre acrobatiche per il pubblico entusiasta.
Dopo l’atterraggio, il comandante militare della zona De la Torre avverte con un telegramma il Presidente della Repubblica del volo avvenuto. A seguito dell’evento José Luis Tamayo, Presidente neoeletto, otterrà dal Congresso, nell’ottobre 1920, un decreto per creare due scuole di aviazione: una a Guayaquil e una a Quito. Si stabilì che Liut avrebbe volato di nuovo il 3 novembre per il centenario del primo tentativo di liberazione di Cuenca dagli spagnoli.
Con l’amico Ferruccio Guicciardi, Liut preparò l’impresa studiando il percorso da seguire, in cui l’ostacolo maggiore era sorvolare un monte di oltre 3 700 metri in condizioni meteo assai critiche, visto il periodo dell’anno. Ma ben altro ancora rendeva quel volo della massima importanza: esso doveva essere il primo volo postale effettuato in Ecuador. Liut doveva, dunque, volare da Guayaquil a Cuenca, ma il 3 novembre le condizioni proibitive del tempo lo costrinsero ad atterrare subito dopo il decollo. Il giorno seguente Liut decide di ritentare il volo per le informazioni meteo migliori, telegrafate da Guicciardi da Cuenca. Così, anche se le condizioni del tempo non erano buone, il 4 novembre 1920 decolla alle ore 09:50 da Guayaquil e, nonostante il tempo non buono, atterra alle 11:21 a Cuenca, sul terreno dell’azienda Jerico. Una vera onda di folla festante lo sommerge: per l’Ecuador è un momento leggendario, che vede effettuato il primo volo postale del paese.
Liut comunica con due telegrammi, a Castillo e al meccanico Fedeli, il successo del volo e la sua gratitudine per il loro sostegno. Egli pianifica un nuovo volo in due tappe per raggiungere Quito, la capitale del paese: la prima da Cuenca a Riobamba, la seconda da Riobamba a Quito. Nella prima tappa operò con successo l’amico Guicciardi che, il 19 novembre 1920, dopo aver superato i 3800 metri del monte Bueran, atterrò semicongelato all’ippodromo di Riobamba, città a cavallo della cordigliera andina dell’Ecuador. In quei giorni Guicciardi parte in treno con Castillo per Quito e organizzare i preparativi dell’atterraggio di Liut nella seconda tappa, il cui luogo fu tenuto segreto per evitare un eccesso di folla.
Ore 08:53 del 28 novembre: Liut decolla da Riobamba. Non ha con sé una cartina, ma si orienta seguendo i binari della ferrovia; inizia troppo presto le manovre di atterraggio, ma riesce comunque ad arrivare alla città planando. Per Liut è il trionfo: ormai è diventato un eroe nazionale. Quello fu il suo ultimo volo a bordo del Telegrafo I, perché il governo dell’Ecuador lo chiamò a dirigere la neocostituita scuola militare di aviazione di Guayaquil.
Ora i legami di Liut con l’Ecuador diventano più stretti e personali, perché vi si stabilisce definitivamente sposando, nel 1922, Carmen Angulo Tobar, una ricca signora che gli porta in dote una segheria. Tra il 1922 e il 1926 la coppia soggiorna in Italia, ma torna poi in Ecuador. Liut non è soltanto uno dei pionieri mondiali dell’aviazione: fa parte di quelle generazioni di uomini nati alla fine del 1800, che subiscono il richiamo e il fascino dell’avventura, di cui un esempio ben rappresentativo è la vita dello scrittore Jack London. Infatti, Liut intraprese una esplorazione della regione montuosa sconosciuta di Llanganates, sulla cordigliera delle Ande, in cerca di giacimenti d’oro. A questo scopo chiede un finanziamento notevole a Mussolini, che però non venne concesso per le scarse risorse statali allora disponibili: si trattava di 100 000 Lire, due stazioni telegrafiche e un velivolo trimotore per le esplorazioni aeree da alta quota.
Un uomo dotato di grande coraggio e di amore per l’avventura difficilmente poteva essere anche un abile, ma arido uomo d’affari. Infatti, per alcune difficoltà finanziarie Liut e sua moglie diedero in affitto la loro casa al Presidente della Repubblica Juan Martínez. Non ebbe successo nemmeno l’iniziativa di aprire, nel 1948, una fabbrica di pomodori in scatola a Ibarra.
Intanto, però, le poste dell’Ecuador, per celebrare il venticinquesimo anniversario del primo volo postale nel paese, nel 1945 dedicarono a Liut un francobollo; e nel 1951 ricevette la cittadinanza ecuadoregna. Liut si spense a Quito il 12 maggio 1952, suscitando commozione e cordoglio in tutto il paese. Venne sepolto con solenni onori in un monumento di Stato.
A metà degli anni Cinquanta il suo Comune natale Fiume Veneto, in Friuli, dedicò a Liut una lapide posta sulla sua casa natale. Su di essa campeggia questa iscrizione:
“In questa casa visse la sua pensosa adolescenza
Elia Antonio Liut fu Felice
antesignano e maestro del volo
valoroso aquilotto della guerra vittoriosa
primo audace trasvolatore delle Ande
emerito fondatore dell’Aeronautica dell’Equatore
lustro e vanto del paese natio
morto a Quito.
Con memore affettuoso orgoglio i suoi concittadini.”
L’aereo di Liut, il Macchi Hanriot HD.1, ribattezzato Telegrafo I, si trova nella prima sala del Museo aeronautico di Quito.
Ai primi giorni di marzo, quando soffia il vento di tramontana ancora freddo, ma quasi alito vitale che fa sentire già la primavera nell’aria, i cieli d’Italia sono nitidi con nubi candide e leggere. Possono ricordare i cieli limpidi e ariosi dell’Ecuador, di un azzurro ancor più profondo. Sono i cieli e delle montagne di Liut, grande pioniere solitario del volo. Ancora oggi, nei silenzi immensi sugli altopiani ai piedi della Cordigliera, gli Indios dei villaggi alzano gli occhi e scorgono in alto i condor, vedette e guardiani delle Ande, apparire e sparire tra le nubi e, forse, Liut con il suo aereo continua a volare con loro tra i picchi più alti, dove era stato solo al cospetto della sua anima e nel puro vento aveva potuto udire il tempo camminare… e la sua voce. Laggiù nella terra della sua leggenda, la sua seconda patria dove divenne il Condor delle Ande.
Elia Antonio Liut due ali per due bandiere. Nel suo nome la Società Italiana Aviazione Civile rivolge gli auguri per il Bicentenario dell’Indipendenza dell’Ecuador, formulando l’auspicio che le relazioni tra i nostri due Paesi siano sempre guidate da ali di pace per un mondo futuro non dominato dalla ricerca di limes egoistici, ma aperto al dialogo e al confronto.
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Note:
¹ Per un interessante approfondimento su Ernst Udet si rimanda alla lettura di “Un ricordo di famiglia” a cura dell’Ambasciatore Maurizio Teucci, settembre 2021.
² Per maggiori dettagli sull’impresa di Giovanni Ancillotto si invita a leggere “Mai così in alto: il volo del condor tricolore” a cura di Barbara e Davide Rocchi, maggio 2021.
“Además de realizar en 1920 el primer vuelo en aeroplano sobre los Andes, la presencia de Elia Liut forma parte de las manifestaciones de la cooperación italiana con el Ecuador en materia de aviación, que da origen a la generación de los primeros jóvenes ecuatorianos formados y capacitados como pilotos en Italia y, al mismo tiempo, a la fundación de la primera Escuela de la Aviación Ecuatoriana.
Al tiempo de agradecer por esta iniciativa, me permito felicitar la Società Italiana Aviazione Civile por este trabajo que da cuenta de los hechos destacados que marcaron la presencia de este ilustre italiano en nuestro país.”
Miguel Falconi Puig
Embajador de la Republica de Ecuador en Roma
“Vorrei trasmettere il mio ringraziamento alla Società Italiana Aviazione Civile per aver contribuito, in questo modo così speciale, alla celebrazione del Bicentenario dell’Indipendenza dell’Ecuador ed alla commemorazione del 70° anniversario della morte di Elia Liut.
Ho letto con particolare entusiasmo questa pubblicazione che mette in evidenza come Elia Liut e la sua vita abbiano avvicinato in modo così indelebile i popoli dell’Ecuador e d’Italia, e di come l’agire umano possa essere vincolo di pace e di amicizia.”
José Antonio Carranza
Console Generale dell’Ecuador a Milano
“Para la Fuerza Aérea Ecuatoriana constituye un honor reconocer y valorar el valioso aporte de la Società Italiana Aviazione Civile a la historia del “Condor de los Andes”. Al tiempo, nos permitimos extenderle nuestras sinceras felicitaciones por tan extraordinaria iniciativa, en la que se anhela preservar la memoria histórica de la industria y diplomacia aeronáutica a través de varias actividades.”
Fernando Guerrero Maruri
Mayor Esp. Avc., Fuerza Aérea Ecuatoriana